Attrarre e trattenere i talenti

Attrarre e trattenere i talenti: è possibile?

Il mondo del lavoro post pandemia riflette importanti cambiamenti, primo fra tutti la percezione del lavoro, caratterizzato da nuovi modelli organizzativi che promuovono il benessere e la soddisfazione del lavoratore.

Un tema ancora molto caldo è quello della Great Resignation (con la sorta di “appendice” detta Quite Quitting). Per “Great Resignation” si intende il fenomeno che vede un numero crescente di persone lasciare volontariamente il proprio impiego, causando una carenza di forza lavoro generalizzata; per Quite Quitting si intende “lavorare giusto il necessario” o in alcuni casi il dare le dimissioni senza comunicarlo al datore di lavoro.

Le principali leve che hanno attivato queste esigenze di cambiamento da parte dei lavoratori sono legate al diffondersi di una maggiore attenzione all’equilibrio tra la vita privata e quella professionale, alle possibilità di crescita e alla ricerca di valori aziendali in linea con i propri; non necessariamente alla ricerca di condizioni economiche più vantaggiose, anche se l’aspetto economico resta comunque uno degli aspetti più importanti nella scelta del lavoro.

E quali sono gli aspetti che maggiormente caratterizzano le scelte dei lavoratori? Secondo recenti studi tra le ragioni che guidano il cambiamento vi sono la necessità di lavorare in una realtà più flessibile, la volontà di avere incarichi più mirati e soddisfacenti, l’equilibrio tra lavoro e vita privata, le opportunità di avanzamento di carriera, le opportunità di apprendimento continuo.

Queste esigenze sono contrarie all’interesse dell’azienda o possono essere facilmente conciliate in nome del benessere personale e lavorativo e portare ad una evoluzione?

Quali sono le strategie che possiamo mettere in campo per attivare il cambiamento?  In che modo un’azienda può creare una cultura aziendale in grado di attrarre e trattenere i talenti?

  1. Comunicare la mission, i valori, la cultura aziendale: le aziende dovrebbero adottare una cultura aziendale inclusiva, equa e sana, promuovendo la diversità, l’uguaglianza e l’inclusione, con maggiore attenzione al clima di lavoro, alla leadership e alla sostenibilità.
  2. Fornire opportunità di crescita: valorizzazione delle risorse e potenziale, una cultura aziendale vincente è quella che incoraggia lo sviluppo personale e professionale.
  3. Promuovere il Welfare aziendale: Non solo bonus di tipo economico: strumenti come il welfare aziendale rappresentano azioni concrete indirizzate a diffondere il benessere per il lavoratore (e spesso anche per il suo nucleo familiare).
  4. Condividere informazioni aziendali: le aziende dovrebbero promuovere un clima lavorativo con la massima trasparenza nelle comunicazioni per rendere partecipe il lavoratore sulle attività che andrà a svolgere e sul contributo che queste avranno nel raggiungimento degli obiettivi aziendali.
  5. Mantenere una comunicazione costante e aperta.

In sintesi, come spesso capita, i rapporti sono di norma speculari: attuare da parte dell’azienda una strategia di talent acquisition ed employer branding, in cui risulti centrale valorizzare e coinvolgere il lavoratore, non può che portare ad una maggiore soddisfazione reciproca, che permette di attirare nuovi talenti e di trattenere efficacemente quelli presenti in azienda.

Silvia  – Responsabile Commerciale di Area – Mantova

Sono quasi 2 milioni 200 mila le dimissioni registrate nel 2022, in aumento del 13,8% rispetto al 2021. Ma nel quarto trimestre dello scorso anno si interrompe il trend positivo rilevato dal secondo trimestre del 2021: le dimissioni sono state 528.755 con un calo del 6,1% (-34 mila) rispetto allo stesso trimestre del 2021, coinvolgendo in misura maggiore gli uomini (-7,2%) rispetto alle donne (-4,4%). È quanto emerge dalla nota trimestrale sulle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro, relativa all’ultimo trimestre 2022.